Pareidolia: una collezione di immagini

Pareidolia

Abbiamo la spiacevole tendenza a voler dare un senso a tutto, anche alle immagini. Basta alzare lo sguardo per vedere un volto o la sagoma di un coniglio. Questo fenomeno è noto come pareidolia (vedi scheda Principio), da cui prende il nome il nostro strumento, PAREIDOLIA.

Si tratta di una raccolta di immagini di pareidolia che potete scaricare e utilizzare liberamente per discutere di immagini, di come leggerle e interpretarle e dell'importanza di riconoscere che sono

per lo più soggettive.

Ciò che vedo io non è necessariamente uguale a ciò che vede qualcun altro!

Tutto dipende dall'immagine stessa, dalla sua cornice (ciò che viene mostrato e ciò che viene tagliato), dalla sua qualità, da eventuali ritocchi... Ma dipende anche dalle nostre esperienze passate e dalla nostra educazione, che determinano ciò a cui saremo o meno sensibili. Ecco perché è importante confrontare il proprio punto di vista con quello di altre persone!

Internet è pieno di immagini. Foto, video, gif e meme occupano un'enorme quantità di spazio sui nostri schermi! Si stima che ogni giorno vengano pubblicate 2 miliardi di immagini. È normale imbattersi in queste immagini, ma questo significa che siamo in grado di comprenderle tutte e di leggerle correttamente?

Photo par Mathieu Rivrin

Lo strumento PAREIDOLIA è stato progettato per mettere in discussione il nostro rapporto con le immagini e la facilità con cui premiamo il pulsante "Condividi" su tutti i social network. Ponendo la domanda "E tu, cosa pensi di vedere?", le immagini di Pareidolia invitano a usare le proprie capacità per descrivere e discutere le proprie percezioni (vedere la scheda Applicazioni).

Su Internet e sui social network, i giovani e gli adulti raramente si accontentano di guardare le immagini. Svolgono un ruolo attivo nell'animare gli spazi digitali, scattando foto e pubblicandole, commentando e apprezzando le foto degli altri e così via. Molto spesso queste interazioni avvengono "naturalmente", "senza pensarci" e soprattutto senza pensare alle loro conseguenze potenzialmente negative.

L'educazione ai media è quindi essenziale a tutte le età. Non solo per navigare in Internet in modo sicuro, ma anche per diventare migliori comunicatori, migliori pensatori e quindi migliori cittadini online.

La pareidolia, in quanto pregiudizio percettivo, può essere utilizzata in un'ampia gamma di contesti educativi, collettivi o più intimi, formali o informali, per sensibilizzare gli alunni, i bambini o i giovani che li circondano all'interpretazione soggettiva delle immagini e alle sue implicazioni.

Esempio di applicazione

Dividere la classe o il laboratorio in coppie. Proiettare le immagini di pareidolia o distribuirle ai partecipanti. Chiedete loro di guardare attentamente l'immagine, poi di scrivere o tenere a mente ciò che pensano di vedere.

Chiedete ai partecipanti di tornare all'immagine. Questa volta devono discutere e argomentare con il loro compagno su ciò che hanno visto.

Definire la pareidolia e il ruolo delle immagini nella circolazione delle false informazioni (vedere il MOOC Boomering).

Perché non estendere l'esperimento? Se i partecipanti hanno accesso a un telefono, chiedete loro di uscire all'aperto e di cercare oggetti dalla forma ambigua, secondo i criteri che avete definito. Chiedete loro di scattare una foto e di presentarla al gruppo.

In questa foto, si tratta di un'anatra o di un coniglio? Il disegno dell'"anatra-coniglio" fu pubblicato per la prima volta nel 1892 sulla rivista tedesca Fliegende Blätter, in un articolo umoristico intitolato "Quali animali si assomigliano di più?". Oggi lo ritroviamo nelle lezioni di filosofia, per parlare di percezione umana e soggettività!

Altre idee

On line

Condividete le immagini di PAREIDOLIA con i vostri amici e familiari sui social network e avviate discussioni nei commenti.

A casa

In famiglia, scambiatevi immagini di pareidolia e/o cercate forme ambigue in diverse stanze e discutetene.

All'aperto

Cercate oggetti con forme ambigue, fotografateli e condivideteli per avviare una discussione sulle immagini.

In classe

Create laboratori divertenti e creativi per introdurre gli studenti alla lettura critica delle immagini.

Glocal Factory, un'associazione e cooperativa sociale con sede a Verona e Firenze, Italia, è responsabile dello sviluppo dello strumento Pareidolia.

Tutte le organizzazioni partner sono state coinvolte nella creazione della raccolta di immagini, attraverso la ricerca di immagini libere e fotografie originali. Le immagini dovevano soddisfare un certo numero di criteri definiti dai partner: non essere state ritoccate, essere libere di essere utilizzate, non rappresentare esseri umani in posizioni umilianti o contenere elementi inappropriati, incitando alla derisione o all'odio verso uno o più gruppi. Questo impegno è stato preso per garantire che lo strumento sia sempre divertente e accessibile a tutte le età.

Coordination

Cristina Demartis - Responsabile del progetto europeo

Maria Carla Italia - Politologa, specialista in comunicazione

Consulente tecnico

Philippe Le Gonnidec - Esperto di multimedia, CEO Politique Numérique

La parola pareidolia deriva dal greco pará (παρά) e eídōlon (εἴδωλον), che insieme significano "mettere un'immagine al posto di un'altra". È un concetto affascinante!

Sebbene un tempo fosse considerata un sintomo di psicosi, la pareidolia è del tutto normale e si riferisce alla tendenza naturale della mente umana a proiettare forme familiari su oggetti del tutto casuali.

Avete mai pensato di vedere la sagoma di un coniglio in un ammasso di nuvole? O due occhi e un sorriso in una macchia di caffè versato? Questa è pareidolia, almeno visiva!

La pareidolia può anche essere uditiva, ad esempio quando si crede di sentire parole nella propria lingua mentre si ascolta una conversazione in una lingua straniera.

Si tratta di una sorta di illusione ottica, solo che non sono i nostri occhi ma il nostro cervello a giocarci brutti scherzi! Il cervello crede di vedere forme che è abituato a vedere, ma che non ci sono, per vari motivi. Può cercare di rassicurarsi, di dare un significato o di divertirsi... Ciò che vediamo dipende molto dalle nostre percezioni e dalle nostre esperienze passate.

Ecco perché dobbiamo fare un passo indietro rispetto a ciò che pensiamo di vedere e riflettere sulla soggettività.

Lo sapevate?

In origine, la pareidolia era considerata un sintomo di una malattia mentale nota come "psicosi". In realtà, fu lo psichiatra tedesco Karl Ludwig Kahlbaum a rendere popolare il termine in tedesco nel 1866, quando pubblicò un articolo intitolato "Sulle illusioni dei sensi" (Die Sinnesdelieren). Un anno dopo, il Journal of Mental Science tradusse questo articolo e definì il termine pareidolia in inglese come sinonimo di "allucinazione mutevole, (...) parziale" e "percezione di immagini secondarie".

Oggi la pareidolia è riconosciuta come del tutto normale. Abbiamo persino

i nostri computer e le nostre webcam! Il quadratino arancione che inquadra il viso quando

quando ci si scatta un selfie è uno dei lasciti informatici della pareidolia. Si chiama riconoscimento facciale ed è oggetto di molti dibattiti etici.

Karl Ludwig Kahlbaum, fotografia scattata prima della sua morte nel 1899 da un fotografo sconosciuto, Wikipedia Commons

Vérone

Du 22 au 24 Septembre 2021, les partenaires du projet se sont rendu·es à Vérone, deuxième ville la plus peuplée de la Vénitie après Venise. Après un petit détour pour admirer les ruines de son amphithéâtre ainsi que la petite cour qui a inspiré à W. Shakespeare la tragédie Roméo et Juliette, nous nous sommes mis·es au travail lors de la première réunion transnationale depuis le lancement du projet.